“LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA” di Harrison E. Salisbury seconda parte

12.12.2022

Ben trovati.

In questo numero abbiamo la seconda parte de "La vera storia della lunga marcia" e la nuova puntata de "La dodicesima luna".

"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury

Seconda parte 

Riuscire a scrivere questo libro, costò all'Autore molto tempo e molto impegno. Se è vero che ottenne la piena collaborazione delle autorità, è anche vero che gli ci vollero ben dodici anni di continue richieste. Dovette attendere che, dopo la morte di Mao e il processo alla moglie e ai suoi complici, la Cina cambiasse corso. Nonostante ciò, dovette attendere ancora del tempo prima di ricevere l'autorizzazione a ripercorre l'itinerario di quella straordinaria impresa. Impiegò circa dodici mesi, attraverso territori ancora ardui da attraversare nonostante fossero trascorsi circa cinquant'anni.

Tutti abbiamo studiato a scuola la lunga marcia, durante la quale i rivoluzionari comunisti cercarono disperatamente di sfuggire alla caccia delle truppe nazionaliste, Kuomintang e signori della guerra locali, molto superiori per numero ed equipaggiamento, che potevano contare anche sull'appoggio dell'aviazione; non starò quindi a narrarvi gli avvenimenti per filo e per segno, visto che il libro, se non l'aveste già letto, potete facilmente trovarlo anche negli store online, oltre che nelle librerie; mi limiterò a riportare alcuni punti che, per un motivo o per un altro, hanno catturato la mia attenzione.

Prima di elencarli, voglio dire che per un appassionato di numeri come me, quest'opera è fantastica, piena com'è di informazioni particolareggiate sulle forze in campo, e la narrazione è a tal punto coinvolgente che, nel leggerlo, mi è sembrato di essere in mezzo a quella moltitudine di, in quel momento almeno, disperati in fuga; prima per salvarsi, e poi per raggiungere il luogo dove riorganizzarsi e partire alla riscossa quando la situazione si fosse volta a loro favore. 

Non so se fossero coscienti del fatto che ben pochi di loro sarebbero riusciti nell'impresa, o che sarebbero entrati nella leggenda. Chissà se quel tale, ex comandante di un signore della guerra, unitosi all'Armata Rossa, che amava mostrare a tutti la fotografia che lo ritraeva con la sua ricca e sfarzosa divisa, della quale era tanto fiero, sospettava che alcune decine d'anni più tardi sarebbe stato condannato proprio per quel motivo; era ovviamente solo un pretesto per sgombrare la strada ad arrampicatori di potere... chissà se qualcuno immaginava che molti altri come lui, dapprima osannati per la loro impresa, decenni più tardi sarebbero stati epurati proprio per avervi preso parte? Ma di certo nessuno fra loro poteva sapere che, almeno settant'anni più tardi, sulle pagine di questo libro, io mi sarei idealmente trasportato in quell'epoca, unendomi a loro e partecipando emotivamente alla loro odissea.

Non leggete in queste righe messaggi politici di qualche genere, perché non ce ne sono: io non mi schiero con nessuno, ho una personalità troppo spiccata per piegarmi alle ideologie di qualcun altro, ma ammiro le grandi imprese, quelle che, oltre ad aver fatto la storia, fanno scattare la molla della mia fantasia, non importa dove si siano svolte o da chi siano state compiute.   

Alla partenza, dicevamo, erano 86.859, divisi in diversi corpi.

Il primo gruppo comprendeva 19.980 persone. Dico "persone" perché c'erano anche diverse migliaia di donne; almeno duemila costituirono un reggimento femminile, che ebbe una tragica fine a causa della cavalleria Ma, più altre ancora, non so di preciso quante.

Il terzo gruppo, 17.805, il quinto 12.168, l'ottavo 10.922, il nono 11.538.

Avrete capito che la numerazione riguarda la denominazione delle unità, non l'elenco.

C'erano poi altri due corpi indipendenti: la commissione militare, con 4.695 membri, e la colonna centrale, a volte denominata "seconda colonna della commissione militare", con altri 9.853 componenti.

(continua)

"LA DODICESIMA LUNA" quarta puntata

"Stammi a sentire, naso grosso..."

"Come ben sai, il mio nome è Fillin, ed appartengo ai nasilunghi, quindi 'naso grosso' non si adatta a me in alcun modo" ribatté lo gnomo, gonfiando il petto, in verità assai esile, ed ergendosi in tutto il suo metro scarso di altezza.

"Aspetta che ti dia un bel pugno sul naso, poi vedi se non ti diventa appropriato!" gridò il nano lanciandosi dietro allo gnomo in fuga..

"Balor figlio di Doric! Piantala di giocare come un bambino e lascia stare il tuo compagno!" tuonò il mago. "E soprattutto piantatela tutti e due! Ho bisogno di riposare e non me la rendete certo un'impresa facile con i vostri strilli!"

I due ritornarono presso l'umano, che si era accomodato fra alcuni cespugli, non lontani da un ruscello.

"Visto che avete tante energie, monterete la guardia, mentre io schiaccio un pisolino. Ed evitate di combinare guai."

L'umano si sdraiò a terra, si calò il cappello sugli occhi, ed iniziò a russare.

"Senti che concerto! Attirerà tutti i caotici dei dintorni" brontolò Balor, ancora piccato per il richiamo subito.

"Senti chi parla! Tu fai tremare anche le pareti quando russi. Fortuna che dormiamo quasi sempre all'aperto ultimamente!"

"E tu allora? Chi è stato a far crollare la tenda, l'ultima volta?"

Chissà quanto avrebbero continuato se il mago, senza nemmeno aprire gli occhi, non gli avesse rifilato una legnata ciascuno, zittendoli così per il tempo necessario al suo riposo.

Il sole splendeva alto, illuminando un paesaggio collinoso, interrotto da poche piccole pianure. Quasi dovunque si estendeva una fitta foresta di sempreverdi, solcata da impetuosi torrentelli. In lontananza si poteva udire il fragore delle onde che si infrangevano contro la costa.

"In marcia!" disse allegramente il mago, ai suoi due avviliti compagni. "Be', che c'è?" chiese loro.

"E la colazione?" rispose Balor.

"Che diamine, la faremo a Covo degli Scheletri!"

"Ma... Helwin! Hai detto che ci arriveremo a mezzogiorno!" esclamò lo gnomo.

"Infatti, faremo colazione e pranzo insieme, non siete contenti?" tagliò corto il mago, avviandosi, senza più curarsi dei due infelici compagni che lo seguivano mesti.

"Finirò per diventare più magro di un elfo" brontolò Balor.

Lo gnomo si limitò a scrollare le spalle, tirando su col naso.

(continua)