Secondo numero

28.11.2022

Secondo numero "effettivo", nel quale troviamo la seconda ed ultima parte della recensione del saggio di Alessandro Barbero sulle guerre "sante"; e la continuazione del mio racconto.

Un veloce ma sentito ringraziamento a coloro che hanno apprezzato, e in qualche caso condiviso, il numero precedente. Grazie, grazie, grazie.     

(segue dalla settimana precedente) "BENEDETTE GUERRE - crociate e jihad" di Alessandro Barbero

Racconta cosa sono le Crociate, la genesi dei Templari, la storia di alcuni personaggi carismatici, come il primo re di Gerusalemme, Goffredo di Buglione, dei duchi di Lorena; o il re francese Luigi IX, detto il Santo, fondatore di Aigues Mortes e sfortunato protagonista di due Crociate; oppure il celeberrimo re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone, anch'egli francese, in realtà, e di tutt'altra pasta, più diavolo che santo, nonostante le farneticazioni di Walter Scott. Era tutt'altro che la personificazione del buon cavaliere, visto come si comportava. Gli viene riconosciuto di essere stato un formidabile guerriero, terrore dei nemici, l'unico ad essere stato in grado di tenere testa al Saladino, ma moralmente lasciava molto a desiderare.

Tra i citati ci sono i Monferrato, per quanto riguarda il loro apporto alle Crociate, ricordando anche la celebre frase che il figlio Corrado, comandante della difesa di Tiro, disse riguardo al padre Guglielmo. La conoscete tutti, no? In breve, il Saladino, non riuscendo a conquistare la città con la forza, ricorse ad un "mezzuccio": avendo tra i prigionieri Guglielmo, lo usò per ricattare Corrado, dicendogli che, se non avesse aperto le porte, avrebbe ucciso il genitore; al che Corrado rispose: "Mio padre ha già vissuto abbastanza". Gli andò bene perché aveva a che fare col Saladino, egli sì, puro esempio di cavaliere ideale, che non diede seguito alla minaccia, anzi liberò il prigioniero.

Sottolinea la differenza tra la Prima Crociata e le successive. In soldoni, la prima fu condotta da molti signori feudali di rango inferiore, non da re o imperatori, i quali, invece, furono protagonisti di quelle successive. Accenna al fatto che le Crociate non furono esclusivamente rivolte alla Terrasanta, ma anche verso eretici occidentali. Venivano viste non solo come atti di fervore religioso, ma spesso come opportunità di guadagno, economico e di potere, e valvola di sfogo per guerrieri violenti e pericolosi, sempre pronti a menare le mani.

Sulla prima crociata non ci sono moltissime fonti che la raccontino, quelle successive sono state studiate più approfonditamente, potendo contare su materiale molto più corposo.

L'Autore cita testimoni e cronisti del tempo, alcuni non europei, come la bizantina Anna Comnena o il musulmano Usama (non "Osama", tende a specificare Barbero), che ci offrono una visione dei Crociati dal punto di vista degli osservatori esterni, diciamo così. Punti di vista interessanti, oserei dire, che contengono sia tratti negativi che positivi su quei truculenti individui "venuti dal freddo".

Nel complesso mi è piaciuto, nonostante qualche riserva sul metodo di scrittura, ma non perdiamoci in sottigliezze: mia madre mi dice sempre che guardo troppo i particolari per poter apprezzare davvero l'insieme, quindi sorvoliamo.   

Di seguito vi ripropongo i link della settimana scorsa. Non sono certo gli unici disponibili ma ritengo che Wikipedia, nonostante nella forma non sia sempre il massimo, sia comunque piuttosto esauriente nel trattare gli argomenti in genere, almeno per quanto mi è dato sapere.

(segue dalla settimana precedente)

"LA DODICESIMA LUNA" seconda puntata

Il mago era un umano alto e magro. Indossava una spessa e consunta tunica che un tempo doveva essere stata blu, e si appoggiava ad un lungo e nodoso bastone. In testa portava un cappellaccio a punta, a larghe tese, che il vento minacciava di strappargli via, unitamente alla barba ed ai capelli, lunghi e bianchi.

Alla sua destra vi era un massiccio nano, piuttosto alto rispetto ai suoi simili, equipaggiato con elmo cornuto, ascia a doppia lama e cotta di maglia, anch'egli ben fornito di barba e capelli, però molto scuri.

Alla sinistra si trovava un minuscolo gnomo, appartenente alla razza dei cosiddetti nasi lunghi, i più eclettici e meno riservati fra i vari generi di quegli esseri, avvolto in uno scuro mantello.

"Visto? C'è la nave, è tutta intera, e c'è anche la luna, anche se questo è un dettaglio secondario, dato che questo è l'ultimo mese dell'anno, quindi 'la dodicesima luna', secondo il nostro calendario.

"Gweeneen ha detto la verità, come al solito."

"Un momento" intervenne il nano. "Come facciamo a sapere che il tesoro c'è realmente?"

"Questi nani" brontolò il mago, scuotendo la testa, esasperato. "Allora scendiamo ed andiamo a controllare, così sarai soddisfatto, spero."

"Bene, andiamo."

"Non è che ci possiamo fidare sulla parola?" piagnucolò lo gnomo. "Insomma, quelli che vedo laggiù sembrano gran brutta gente."

"Un nano non ha paura di nulla!"

"Be', io non sono un nano, sono uno gnomo! E se permetti, a me quell'orda di mostri paura ne fa, e anche tanta! Andiamo a radunare i rinforzi e poi torniamo ad affrontarli!"   

"Ci vorranno dei mesi" ringhiò il nano.

"Se ci mettono le grinfie addosso, dovremo aspettare l'eternità intera, perché ci faranno la pelle!" ribatté lo gnomo.

"Non ci vorranno dei mesi, e quei tizi là sotto non ci sfuggiranno, perciò possiamo andarcene, adesso. Quanto al tesoro, c'è, non preoccupatevi.

"Reggetevi" aggiunse poi.

(continua)


Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore