"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury.

03.12.2022

Eccoci al consueto appuntamento settimanale con "Il magazine letterario"

Da questo numero parte una lunga recensione di un libro che mi ha molto favorevolmente impressionato per vari motivi: "La vera storia della lunga marcia", di Harrison E. Salisbury, pubblicato nel 1985 negli Usa, nel 1987 in Italia. In verità, è molto più intrigante il titolo originale, ma non divaghiamo. Nonostante abbia cercato di contenermi, ne è uscito un lavoro che devo distribuire su cinque parti; credo sia la recensione più lunga che abbia scritto finora, il che la dice lunga su quanto mi piaccia. Non vogliamo appesantire troppo la rubrica, quindi ho scelto questa linea.

Come sempre, dividiamo l'articolo in due; prima la parte odierna della recensione, poi la terza puntata del mio racconto.

Buona lettura.

"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury.

Prima parte

Harrison Evans Salisbury nacque il 14 novembre 1908 a Minneapolis (Minnesota) e morì il 5 luglio 1993 a Providence, Rhode Island. Frequentò la Minneapolis North High School e si laureò all'Università del Minnesota nel 1930; ebbe una lunga e prestigiosa carriera, spesso all'estero e in particolar modo in Asia. Collaborò per circa vent'anni con la United Press, anche durante gli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale.

Dal 1949 al 1954 fu capo dell'ufficio di Mosca del New York Times. Nel 1955 vinse il Premio Pulitzer per i reportage internazionali, e due volte il George Polk Award, sempre per i suoi lavori all'estero e nel 1963 si occupò dell'assassinio del presidente J.F. Kennedy.

Fu impegnato nella difesa dei diritti civili e si dichiarò contrario alla guerra del Vietnam. Alla fine del 1966 fu il primo giornalista americano ad essere invitato nel suo territorio dal Vietnam del Nord. Ebbe a polemizzare sulla guerra aerea condotta dagli Stati Uniti. Non è difficile immaginare che non fosse molto ben visto negli ambienti della destra americana. Si sposò nel 1964.

La collaborazione col Times finì nel 1973. Operò a lungo in Cina dove, nel 1989, assistette alla sanguinosa repressione della rivolta in piazza Tienanmen, sulla quale scrisse un libro. Nel corso della sua carriera ne scrisse 29; comunque non si limitò a questo. Chi fosse interessato a maggiori informazioni sulle sue notevoli attività, troverà un link più sotto.

Il Libro:

L'Autore racconta che per la stesura di questo libro poté avvalersi della collaborazione di parecchi esponenti di alto livello delle autorità cinesi, alcuni dei quali avevano preso parte in prima persona all'impresa, che gli aprirono gli archivi e lo misero nelle condizioni di intervistare numerosi testimoni diretti, consentendogli così di poter venire a conoscenza, e quindi raccontare, episodi prima sconosciuti. Gli permisero anche di recarsi sui luoghi che assistettero a questa epopea, e agli orrori, oltre agli atti di eroismo e abnegazione, che la punteggiarono. Se si pensa che l'8 ottobre 1934, secondo i ruolini, l'Armata Rossa contava esattamente 86.859 persone, e il 29 ottobre 1935 nel nord Shaangxi, ne giunsero circa quattromila, si può ben immaginare quale inferno abbiano attraversato, e perché quell'avvenimento si possa considerare l'emblema della rivoluzione cinese.

(continua)

"LA DODICESIMA LUNA" terza puntata

(segue dalla scorsa settima)

Un attimo più tardi sfrecciavano nel cielo buio e gelido, diretti ad occidente: il mago si era trasformato in un mostruoso drago dorato, e i suoi due compagni si trovavano fra gli artigli.

"Umano!" strepitava il nano, facendo mulinare la massiccia ascia. "Non ti ho sempre detto che detesto questa forma di trasporto? Non è onorevole per un nano essere trattato così!"

"Sì, e poi fa un freddo cane, senza parlare della corrente di aria fredda" rispose il nasolungo. "Però ti consiglierei di piantarla."

"E perché mai un nano dovrebbe rinunciare ad esporre le proprie rimostranze?"

"Perché se lo distrai perde la concentrazione."

"Che vuoi che me ne importi? A me non interessa della sua concentrazione!"

"Oh, dovrebbe, invece."

"E perché mai?"

"Forse perché, se la perde, l'incantesimo svanisce e finiamo tutti e tre a sfracellarci sulle montagne qua sotto?" chiese soavemente lo gnomo.

"Oh!"

"Guarda, c'è qualcuno laggiù."

"Sembrerebbe un'antica cittadella" borbottò il nano.

"Non è molto lontana dall'approdo" ragionò lo gnomo.

"Dici che c'entri qualcosa coi tizi della nave?"

"Può darsi. Appena il nostro amico ritorna umano gliene parleremo."

"Spero che accada presto, mi sto congelando la barba."

"Mettila in questo modo: meglio la barba congelata e raggiungere la destinazione in poche ore, piuttosto che congelarsela lo stesso ed arrivarci in settimane di viaggio tra montagne di roccia, foreste e mostri di tutti i generi."

"Un nano...!"

"Sì, lo so: non ha paura di quattro sassi, due fuscelli ed un paio di mostriciattoli; però così arriviamo prima."

"Sbaglio o sento del sarcasmo nella tua stridula vocetta?" ringhiò il nano.

"Guarda! Delle luci. Una città!"

"Covo degli Scheletri, presumo."

"Presumi giusto, nano brontolone" rispose il mago, non appena si ritrasformò, dopo che ebbero preso terra in una radura. "La raggiungeremo domani, sul mezzogiorno, ora ho bisogno di riposare."

"E che ci andiamo a fare?" chiese il nano.

"A mandare messaggi ai nostri compagni perché ci raggiungano, no?" rispose con petulanza lo gnomo.

(alla prossima settimana)

Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore