"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury  terza parte

19.12.2022

Ben trovati al nuovo numero del magazine con la terza parte della recensione de "La vera storia della lunga marcia" e la quinta puntata de "La dodicesima luna". Divertitevi, spero.

Ah, dimenticavo... questo è il numero che precede Natale, quindi vi faccio i miei migliori auguri di Buon Natale, appunto.

"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury

Terza parte

(segue dalla settimana precedente)

Non sono stati conteggiati i portatori stipendiati, i "muli umani", parte dei quali assunti per un solo giorno o poco più; sembra che ce ne fossero fino a cinquemila, pagati un dollaro d'argento al giorno; tutto sommato neppure troppi, se calcoliamo che l'Armata Rossa si portò dietro tutto; cito testualmente: "... portavano via sulle spalle tutti i beni mobili del Soviet: le macchine da stampa, le matrici per la valuta, macchinari per i proiettili, la pressa per ricaricare le cartucce usate, la macchina per i raggi X, casse di importanti (e no) carte e documenti ufficiali, riserve in dollari d'argento, lingotti d'oro, riso, medicine, cannoni, fucili, equipaggiamento telegrafico e telefonico, grandi rotoli di filo telefonico". Un vero "trasloco", come lo definì qualcuno.

Arditamente, l'Autore afferma che erano ben armati, disponendo di (cito) "... 33.243 fra fucili, carabine, pistole, fucili mitragliatori, mitragliatrici leggere e pesanti. In totale le mitragliatrici leggere e pesanti erano 651. C'erano 38 mortai e qualche pezzo d'artiglieria, fondamentalmente cannoni da montagna. L'artiglieria fu abbandonata molto presto. La riserva di munizioni ammontava a 1.801.640 proiettili, 2.523 bombe da mortaio e 76.526 bombe a mano".

Se la matematica non è un'opinione (e taccio che di arte militare un po' me ne intendo), a me risulta che poco più di un terzo fossero armati. Se calcoliamo poi che dovevano vedersela con cento reggimenti, cioè dai 300 ai 400 mila nemici, l'Autore ha poco da dire che fossero (cito) "... una forza formidabile", erano, in confronto, quattro gatti, e anche male in arnese, che dovevano vedersela con un nemico non solo molto superiore di numero, ma anche meglio armato e appoggiato dall'aviazione. Di certo non più disciplinato e motivato, però, mi sento di aggiungere.

Al di là di queste considerazioni, leggendo mi sembrò di trovarmi in mezzo a loro, di percepire la loro eccitazione, l'incredulità di vedersi fornire razioni per dieci giorni, visto che non era stato loro detta la verità; la maggior parte credeva che avrebbero semplicemente affrontato una battaglia per rompere l'accerchiamento: non sospettavano nemmeno ciò che in realtà li attendeva.

Detto questo, citerò solo alcuni dei punti che mi hanno maggiormente coinvolto, per motivi miei.

In realtà il libro ne è pieno, ma già mi sto dilungando troppo: vorrei concludere entro l'anno, se mi riesce.

Da bravo roleplayer, vado in visibilio di fronte alla narrazione che un ristretto gruppo di funzionari, con l'ausilio di un centinaio di portatori, nascose circa un milione di dollari d'argento in un posto sicuro e sperduto.

Un dollaro era formato da 25 grammi d'argento e valeva 50 centesimi di dollaro USA.

(continua)

"LA DODICESIMA LUNA"

quinta puntata

(segue dalla settimana precedente)

La marcia attraverso la foresta non presentò ostacoli particolari, e sul far del mezzogiorno il terzetto aveva già superato i primi sobborghi della città, guardato con una certa curiosità da gruppetti di loschi individui, che però non ardirono infastidirli.

"Helwin! Guarda!" strillò lo gnomo.

"Uh? Che c'è?"

"Una locanda!"

"Ebbene?"

"Ma come? Noi moriamo di fame e tu dici ebbene?" ringhiò il nano con lo sguardo allucinato. "Non faremo un passo di più se prima non avremo mangiato!"

Il mago scosse la testa, ma acconsentì.

Data l'ora l'ampio locale, ingombro di tavoli e panche d'aspetto assai rozzo e avvolto nel fumo, era pieno fino a scoppiare d'ogni genere di individui, di ogni razza e dimensione. Le uniche cose che avevano in comune erano l'aspetto poco raccomandabile e lo sguardo rapace.

Un certo numero, evidentemente i più accorti, catalogarono il terzetto come gente da evitare, ma altri non sembravano rendersi conto della pericolosità dei nuovi arrivati.

Fillin individuò immediatamente dei posti liberi e si affrettò a prenderne possesso, seguito da Balor che lanciava occhiate in cagnesco a destra e a manca, avendo individuato qualche specie nemica naturale dei nani. In circostanze normali sarebbe partito alla carica, ma ormai frequentava da abbastanza tempo Helwin da aver imparato a controllare i propri istinti, almeno fino ad un certo punto.

Il pasto si fece attendere, e per di più faceva schifo, oltre a costare un patrimonio, ma quando i due affamati tentarono di lamentarsi, il mago li zittì: "Ve la siete cercata, vi sta bene."

Ancor più sconsolati di quand'erano entrati, il nano e lo gnomo lo seguirono all'esterno senza più aprire bocca.

Seguendo la fiumana di gente che affollava la via principale, poco più larga ed altrettanto sporca di quelle secondarie, giunsero infine sulle banchine del porto.

Helwin indugiò a lungo con lo sguardo sulle numerose imbarcazioni presenti, di ogni forma e dimensione, dai pescherecci alle galee, dalle barchette alle grosse navi da carico, come se cercasse qualcosa, o qualcuno.

Infine, annuì, soddisfatto, e si diresse di buon passo verso una piccola nave, dalle forme snelle ed affilate, con degli alberi atti a sostenere una velatura immensa.

Era completamente dipinta di nero, e non sembrava certo destinata al normale commercio. Per lo meno non come era inteso nella maggior parte dei paesi civilizzati, perché a Deemoniyah certe attività erano ritenute comuni.

"Aspettatemi qui, e vedete di non cacciarvi nei guai" disse il mago, poi salì sulla nave.

Ne discese poco più tardi, e insieme ai suoi due compagni sembrò scomparire nel nulla.

(continua)


Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore