"Mein Kampf" autore Adolf Hitler

24.02.2023

 Introduzione

Quando si pronuncia il nome di "Hitler", spesso si fa riferimento a: guerra, distruzione, olocausto, morte. Ebbene sì, Adolf Hitler è stato un dittatore tedesco, cancelliere del Reich e Fuhrer della Germania dal 1933 al 1945, responsabile della morte di milioni di persone, in quanto sostenitore di un'ideologia nazionalista e razzista, nonché di una politica di discriminazione e sterminio che colpì diversi gruppi etnici politici e sociali. La cosa che probabilmente ci lascia sorpresi è che Hitler è stato anche autore di un libro.

L'autore

Nato in Austria nel 1889, all'età di 15 anni decide di lasciare la scuola e dopo la perdita della madre, avvenuta il 21 dicembre 1908, si trasferisce a Vienna. È proprio nella capitale austriaca che il giovane Hitler comincia ad interessarsi alla politica, avvicinandosi a idee che a quel tempo andavano di gran moda, come l'antisemitismo e il razzismo e le tecniche di manipolazione di massa.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruola come volontario nell'esercito tedesco, e quando la Germania si arrende, Adolf Hitler si trova in ospedale in preda ad una grave depressione che lo porterà a convincersi che la causa della sconfitta era stata colpa di un tradimento interno, di cui i principali colpevoli erano i socialisti e gli ebrei.

Nel 1919, fonda il Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi, in altre parole il partito nazista, che già allora riconosce Hitler come leader, contando moltissimi sostenitori. Nel novembre del 1929, si rese partecipe di un colpo di stato, con l'intento di rovesciare la Repubblica Tedesca con il cosiddetto "Putsch della birreria" ma fu arrestato e condannato a 5 anni di carcere per alto tradimento. Anche se il colpo di stato fallì, Hitler aveva usato il processo come pulpito per diffondere la propaganda nazista.

È proprio durante la sua detenzione nel carcere di Landsberg che Hitler iniziò a scrivere "Mein Kampf", ovvero "La mia Battaglia" in italiano. Il titolo inizialmente era "4 ½ Jahre Kampf gegen Lüge, Dummheit und Feigheit. Eine Abrechnung" (quattro anni e mezzo di lotta contro la menzogna, la stupidità e la codardia). Il responsabile della casa editrice, Max Amann, lo convincerà per ragioni di marketing, ad adottare un titolo più sintetico: "Mein Kampf". Il libro riscuote un discreto successo anche fuori dalla cerchia degli iscritti al partito nazista, rendendo Hitler ancora più famoso: in qualche modo, i contenuti riescono a fare presa sui tedeschi. "Mein Kampf" venne pubblicato nel 1925, vendendo 10.000 copie nella prima edizione, fino ad arrivare a 230.000 copie alla fine del 1932.

Il libro

La prima parte del libro è un saggio autobiografico dettata a voce da Hitler e dattiloscritta dal suo compagno di cella Rudolf Hess. I contenuti della seconda parte, delineavano l'ideologia di Hitler e i suoi piani futuri della Germania. L'elemento su cui si focalizzava nel suo trattato era la necessità di colonizzare altri paesi, poiché, secondo le sue ideologie, il popolo tedesco aveva bisogno di spazio vitale dove poter prosperare senza essere contaminato da altre razze. Nel "Mein Kampf", Hitler spiega come il popolo ebraico era un popolo di parassiti che infestavano quegli spazi che spettavano ad altri popoli, soprattutto alla Germania intera.

Le parole chiavi spesso utilizzate nel libro sono: antisemitismo, arianesimo, anticomunismo, propaganda e libertà. Concetti attraverso i quali, Hitler sviluppò la tesi del "pericolo ebraico", una cospirazione internazionale il cui obiettivo era quello di ottenere la supremazia nel mondo.

Alla base del programma nazista, così come alla base del consenso dei tedeschi, viene spiegato nel libro una politica estera fondata su un imperialismo aggressivo, che andava a soddisfare quel bisogno di rivalsa che risaliva alla fine della Prima Guerra Mondiale.

In Italia il libro venne stampato per la prima volta con il titolo "La mia battaglia" nel 1934, dalla casa editrice Bompiani, dopo essere stato rifiutato dalla Mondadori, per volontà di Mussolini, che ne pagò segretamente i diritti con denaro dei contribuenti del ministero degli Esteri, e su sollecitazione di Rudolf Hess. Hitler scrisse perfino una brevissima nota come prefazione all'edizione italiana. Durante i colloqui di Stresa dello stesso anno, Mussolini definì il "Mein Kampf ": «un mattone leggibile solo dalle persone più colte e intelligenti». (fonte Wikipedia)

Dopo la sconfitta della Germania nazista nel maggio 1945, gli alleati iniziarono a rimuovere sistematicamente la propaganda nazista, tra cui libri, mappe, film, statue, bandiere e simboli, da biblioteche, università, negozi, edifici e strade cittadine. Secondo le direttive stabilite nelle conferenze di "Yalta e Potsdam" dei leader Alleati, la Germania doveva essere epurata dal militarismo e dal nazismo per poter diventare una società democratica che non avrebbe mai più minacciato la pace mondiale.

Le autorità americane rimossero dalla circolazione il "Mein Kampf" e altri testi nazisti proibendone la ripubblicazione. In seguito trasferirono i diritti d'autore al governo bavarese, che li esercitò per impedire la riedizione del libro in Germania e in altri paesi, con l'eccezione delle versioni in lingua inglese. Nonostante i suoi sforzi, il governo bavarese non fu mai in grado di fermare completamente la ristampa del "Mein Kampf", che venne pubblicato in diverse lingue, sia in forma cartacea sia in forma elettronica.


A cura di GIUSEPPE GIARNERA
A cura di GIUSEPPE GIARNERA