I geroglifici: lo stile letterario degli antichi Egizi

28.10.2022

 I segni sono ovunque intorno a noi. Le frecce ci dicono dove andare o guardare. Le virgole e i punti ci indicano quando fare una pausa durante la lettura. In matematica, i segni ci dicono di aggiungere o sottrarre o dividere. I segnali stradali aiutano i conducenti a guidare con prudenza e i pedoni ad attraversare la strada in modo sicuro.

Nessuno di questi segni si basa sulle parole. Sono tutti comprensibili da persone che parlano lingue diverse, se ne hanno appreso il significato.

In effetti, ogni branca della conoscenza scientifica ha i suoi segni per comunicare la sua particolare tipologia di informazioni. Sarebbe impossibile comprendere tutti i segni in ogni scienza. E non ne abbiamo nemmeno bisogno.

Per definizione, un simbolo non è ciò che rappresenta, ma quello per cui si pone, ciò che suggerisce. Un simbolo svela alla mente una realtà diversa da quella che è.

Le parole trasmettono informazioni; i simboli evocano visioni. I simboli sono il linguaggio non parlato e, analogamente i geroglifici egizi non rappresentano lettere o parole, ma idee e concetti.

I segni pittorici degli antichi egizi sono comunemente chiamati "geroglifici" e comprendono un numero considerevole di simboli pittorici. La parola geroglifico significa "segno sacro" (da hieros= sacro, gliphein= incisione). La scrittura geroglifica era in uso nei templi egizi fino al 400 a.C. circa.

Ogni immagine pittorica vale più di mille parole e rappresenta tale funzione o principio contemporaneamente su tutti i livelli, dalla sua più semplice manifestazione fisica a quella più astratta. Questo linguaggio simbolico rappresenta un gran numero di concetti fisici, fisiologici, psicologici e spirituali nei simboli egiziani.

Il concetto metaforico e simbolico dei geroglifici egizi è stato unanimemente riconosciuto da tutti i primi scrittori che hanno parlato di questo argomento, come Plutarco, Diodoro, Clemente Alessandrino ecc.

Molti simboli utilizzati dagli antichi egizi erano un vero e proprio alfabeto di concetti e metafore, in grado di esprimere una definizione e addirittura un sentimento profondo. Utilizzavano 24 segni di base i quali, combinati in modo diverso secondo regole anche complesse, conducevano a un totale di quasi 7000 segni diversi.

Il simbolo del neonato per esempio, era un chiaro significato della nascita, un vecchio della morte, lo sparviero rappresentava il dio, il pesce rappresentava l'odio e l'ippopotamo la crudeltà.

Il modo di scrivere degli Egiziani non esprimeva l'idea che ha di mira una combinazione di sillabe, collegando questa a quella, ma per mezzo dell'aspetto esteriore di ciò che viene imitato, e del significato metaforico impresso nella memoria dalla pratica. Ad esempio, disegnavano l'immagine di un falco, un coccodrillo e simili; così il falco rappresentava tutto ciò che accade rapidamente, perché è la più veloce delle creature alate, mentre il coccodrillo simboleggiava tutto ciò che è malvagio.

Quando volevano rivelare la loro sapienza, non si servivano dei segni delle lettere, che disegnano parole e proposizioni ma non corrispondono alla pronuncia e al significato delle cose dette, ma disegnavano figure, ciascuna delle quali significava una singola cosa, e ne decoravano i templi per dimostrare che il procedimento discorsivo fosse appunto, scienza e sapienza.

                                                                                                            


A CURA DI GIUSEPPE GIARNERA
A CURA DI GIUSEPPE GIARNERA