"Signori e Mercenari. La guerra nell'Italia del Rinascimento" di Michael Mallett

20.02.2023

Ben trovati. Un doveroso "grazie" a tutti coloro che seguono il magazine, più di quanti immaginassi.

Da questa settimana parte una recensione, in tre puntate, di un saggio storico che tratta di un'età a suo modo affascinante, tanto che in alcuni miei scritti ne ho preso spunto: il Rinascimento, con particolare riferimento alle compagnie di ventura. Sì, lo so, tutte le epoche storiche hanno il loro fascino, ma alcune di più; ovviamente dipende dai gusti.

Prosegue, come al solito, "La dodicesima luna".

                                                                                                                                   PROMOZIONE EDITORIALE

"SIGNORI E MERCENARI" - Le guerre nell'Italia del Rinascimento" di Michael Mallett

L'Autore

Michael Mallett nacque il 14 luglio 1932 a Southend-on-Sea, Essex; morì ad Abersoch il 2 settembre 2008.

Era uno storico inglese ma, nel corso della sua notevole carriera, studiò e insegnò, tra l'altro, storia d'Italia, anche nel nostro Paese, tanto che, fra le varie onorificenze ottenute, vi fu pure il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana.

Potrete avere maggiori informazioni utilizzando i link che metterò più sotto, visto che sarebbe piuttosto lungo e complicato descrivere i suoi numerosi ruoli e destinazioni come professore universitario.

Pubblicò svariati libri dedicati alla storia d'Italia, prevalentemente rinascimentale, per esempio sui Borgia, su Venezia ed altro ancora.

Quello di cui vi parlerò è "Signori e Mercenari - Le guerre nell'Italia del Rinascimento", che, come si evince da titolo e sottotitolo, racconta l'utilizzo degli eserciti mercenari e i loro rapporti con gli stati, più o meno grandi, che li utilizzavano.

                                                                                                                                 PROMOZIONE EDITORIALE

Il libro

L'Autore inizia, curiosamente dico io, scusandosi per essersi permesso di trattare un argomento poco amato come la guerra. Non so cosa lo abbia spinto a farlo, ma io ritengo che se uno detesta un argomento non compra dei libri che lo trattino. Avrà avuto i suoi motivi, mica tutti sono sfacciati quanto me, che scrivo quel che mi garba senza curarmi delle reazioni altrui.

Nel primo capitolo, tratta brevemente della situazione politica e militare dell'Italia del Duecento.

Il mercenariato comincia già a prendere corpo e nelle varie entità statali, che si tratti di comuni o di regni, vengono assoldati "stranieri"; tenendo conto del fatto che, ad esempio, per un genovese "straniero" lo è anche un veneziano, non solo un tedesco o un francese.

In quest'epoca i mercenari vengono generalmente arruolati a titolo personale, anche se di solito raggruppati in reparti comandati da uno straniero. Si nota anche che il mercenariato è più praticato al sud, dai regni più grandi, piuttosto che al nord, dove le città stato ricorrono di preferenza alle milizie locali. Un mutamento si avrà in seguito, quando l'obbiettivo principale non sarà più la mera difesa, e quando l'evoluzione degli armamenti renderà necessario il ricorso a specialisti.

Il Trecento viene definito "l'età delle compagnie". All'inizio sono poco numerose, fluide, nel senso che molti si uniscono ad esse, poi le lasciano e arrivano altri. Spesso si formano più numerose nei "tempi morti", quando la guerra è ferma e non ci sono ingaggi. Chi ha avuto una buona annata e raccolto un ricco bottino, oppure ha un luogo dove tornare, può stare tranquillo, ma altri hanno il problema di come passare l'inverno, magari in paesi lontani da casa, quindi si danno al brigantaggio; più sono, maggiore successo potranno avere; quando ci saranno ingaggi disponibili, ognuno penserà di nuovo a sé.

Link utili:

https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Mallett

https://www.mulino.it/isbn/9788815247452

                                                                                                                                 PROMOZIONE EDITORIALE


"LA DODICESIMA LUNA" decima puntata

"Andiamo, andiamo, non ricominciate coi battibecchi, adesso" li esortò il mercante.

"Lo trovo invitabile, vecchio mio; ci sarà ben un motivo perché il nostro amato ispiratore non ci ha mai utilizzati tutti insieme, ma ha sempre scelto con cura i membri delle varie compagnie, no?

"Diciamocelo francamente: siamo tutti dotati di una personalità molto spiccata e particolare, quindi non ci è semplice convivere. Ciascuno di noi vede le cose a proprio modo ed è difficile che si accordi con i punti di vista altrui. Il nostro nemico più grande saremo noi stessi, laggiù nell'Oscuro Continente, nella Patria del Male, nel Regno del Caos, Deemoniyah."

"Sembri più un guitto che un ladro, Wilfred" notò Enydill, con un sorriso.

"In me non può esistere l'uno senza l'altro, mia cara" rispose l'umano, inchinandosi.

"A me sembri più un buffone" sbuffò Kymidei.

"Toh! Ti pareva se la piccola macellaia elfica non se ne usciva col suo veleno" disse una grossa voce alle loro spalle.

L'elfa si voltò inviperita, poi sorrise ed esclamò: "Theodor! Brutto orsaccio dalla lingua lunga!"

A parlare era stato un giovane guerriero umano, molto alto e robusto, quasi calvo, ma con un barbone scuro che poco aveva da invidiare a quello di un nano. Sopra la cotta di maglia portava un pettorale di piastre ed era armato di scure a doppia lama e spadone, portati sulla schiena, entrambi pesantissimi. Appesi al cinturone, ai fianchi, portava una daga ed un pugnale a lama diritta, dall'aspetto tozzo e solido.

"Anche tu solo, vedo" disse Wilfred. "Non ti sei portato dietro qualche aiutante?"

"No, non è nel mio stile, piccoletto. Neanche nel tuo, pare."

"Già. Chi manca ancora?"

(continua)

                                                                                                                                  A CURA DI FAUSTO TOMIO