"Signori e Mercenari. La guerra nell'Italia del Rinascimento" di Michael Mallett - Seconda Parte

27.02.2023

Consueto appuntamento col magazine. Questa settimana, seconda parte del saggio di Michael Mallett e undicesima puntata de "La dodicesima luna".

"SIGNORI E MERCENARI - La guerra nell'Italia del Rinascimento" di Michael Mallett            seconda parte

Ci sono diversi tipi di compagnie e condottieri. Alcune sono formate da residui di eserciti stranieri che hanno deciso di rimanere a combattere in Italia perché le città sono ricche e consentono buoni ingaggi e miglior bottino; ad esempio i tedeschi dell'imperatore o gli ungheresi. Ciascuno di questi porta con sé le proprie peculiarità e influisce sul modo di combattere anche degli avversari.

Altre sono composte da compagnie minori che si uniscono per avere maggior peso; oppure sono costituite da signori, feudali o indipendenti, che le reclutano tra i loro sudditi e le mettono al servizio di altri.

L'Autore ne cita e descrive brevemente svariate, alcune delle quali portano lo stesso nome. Ne ricorderò solo un paio: la Grande Compagnia e la Compagnia Bianca.

                                                                                                                                 PROMOZIONE EDITORIALE

La prima ebbe tra i comandanti di spicco fra' Moriale, tale Montrèal d'Albarno, un provenzale che aveva militato nei Cavalieri Ospitalieri. Unitosi a due comandanti tedeschi, costituì una compagnia che ben poteva definirsi "grande", giungendo a contare diecimila armati, con al seguito circa ventimila non combattenti. Date le dimensioni, poteva imperversare in lungo e in largo, guadagnando cifre favolose fra ingaggi e saccheggi.

Fra' Moriale ebbe una fine ingloriosa a causa di una, a mio parere, inspiegabile ingenuità: lasciata la compagnia ai suoi "soci", si recò a Roma per incassare il denaro che gli era dovuto per il suo servizio, accompagnato da un piccolo seguito; in quell'epoca la Città Eterna era dominata da un tristo e famigerato personaggio, Cola di Rienzo, che ebbe la geniale idea di imprigionarlo e giustiziarlo, evitando così di pagarlo e, probabilmente, guadagnandosi il plauso di un bel po' di gente.

L'Autore non lo dice, ma per dovere di cronaca lo faccio io: in seguito egli stesso fece una fine miseranda. Anche a quei tempi il karma faceva il suo dovere!

Nonostante la sua potenza, anche la Grande Compagnia trovò la sua fine, per mano della Compagnia Bianca.

La Compagnia Bianca proveniva d'Oltralpe e portò in Italia svariate innovazioni, anche se non tutte presero piede.

Era costituita da veterani della Guerra dei Cent'anni. Venivano chiamati "gli inglesi", anche se non tutti erano tali.

Fra i più noti e più carismatici comandanti vi fu John Hawkwood, maldestramente tradotto in Giovanni Acuto, egli sì inglese. Per svariati decenni, e al soldo di diversi stati, questa compagnia dettò legge nelle guerre italiane, anche se non sempre si rivelò invincibile.

Da notare che, fino ad una certa epoca, le compagnie tendevano ad avere un carattere associativo. Si ha notizia, infatti, che certi contratti di assunzione fossero firmati da diverse decine di persone, che rappresentavano i vari gruppi che, unendosi, formavano la compagnia "tipo".

Tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento, gli stati italiani, almeno i maggiori, cominciarono a stancarsi dello strapotere delle compagnie indipendenti e costituirono diverse leghe, col mantenimento di eserciti permanenti, per potersi opporre ad esse.

(continua)

                                                                                                                                 PROMOZIONE EDITORIALE


Link utili:

https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Mallett

https://www.mulino.it/isbn/9788815247452


"LA DODICESIMA LUNA" undicesima puntata

"Un sacco di gente. Dubito che ci riuniremo tutti in meno di due giorni" rispose Helmut.

Uno dei guerrieri di Kymidei, che stava sbirciando fuori da una delle finestre, la raggiunse e le parlò brevemente all'orecchio. Ella annuì.

"Lo sapete, vero, che potremmo non avere tutto questo tempo?" sbottò.

Gli altri le rivolsero uno sguardo interrogativo.

"Temo che le nostre attività abbiano risvegliato l'interesse delle gilde locali: fuori ci sono diversi tizi che tengono d'occhio la locanda. Non serve essere degli indovini per capire che tipo di gente sia."

"Se oseranno immischiarsi nei nostri affari avranno delle amare sorprese" ringhiò Theodor, mentre i nani annuivano.

"Sarebbe preferibile non giungere a tanto: il chiasso non è amico degli affari che dovremo trattare" disse Helmut.

"Che avresti intenzione di fare? Vorresti che ci lasciassimo taglieggiare? O pensi di farli entrare in società con noi?" chiese Wilfred.

"Cosa? Dividere il nostro tesoro con dei ladruncoli?" insorse Gloar.

"Mai più! Vi sembro il tipo che ama buttar via i soldi così?" rispose Helmuth. "Dico solo di non agire avventatamente. Vedremo che intenzioni avranno, poi si deciderà cosa fare."

                                                                                                                                  PROMOZIONE EDITORIALE

"Ci fosse almeno Kunhir, lui troverebbe una soluzione immediata e soddisfacente" sospirò Theodor.

"Già, e soprattutto definitiva" ironizzò Kymidei.

Enydill ridacchiò. "Sono sempre quelle che preferisce. Non per nulla lo chiamano 'Lama Insanguinata'."

"Sì, bisogna dire che va per le spicce, e molto spesso ciò ci è stato utile, però preferirei evitarlo, questa volta: in questa città ho certe attività che mi rendono parecchio e mi spiacerebbe perderle.

"Come potete ben immaginare ho dei contatti, oltre che dei soci, all'interno delle gilde; è una condizione indispensabile per poter prosperare negli affari; perciò, vedrò di appianare le cose diplomaticamente."

"La miglior diplomazia è una bella scure piantata nella testa del tuo nemico" disse Theodor.

"Non sono d'accordo!" intervenne Wilfred. "Un bel coltello nella schiena è più silenzioso e sporca meno" spiegò, ghignando sinistramente.

"Va bene, va bene, branco di sanguinari, ho capito il vostro punto di vista. Comunque, se non vi dispiace, questo è il mio territorio; perciò, risolverò la faccenda a modo mio" tagliò corto Helmut.

"Quando si mangia?" chiese Faric, cambiando discorso.

"Fra dieci minuti" rispose il donnone che rispondeva al nome di Gerda. "E, in confidenza, spero che partiate al più presto: voi tre mi avete quasi svuotata la dispensa!"

(continua)

Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore