"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury  quinta e ultima parte

16.01.2023

In questo numero termina, finalmente, dirà qualcuno, la recensione de "La vera storia della lunga marcia"; e continua, ancora per parecchio, vi comunico, "La dodicesima luna". Buona lettura.

"LA VERA STORIA DELLA LUNGA MARCIA" di Harrison E. Salisbury

Quinta e ultima parte

Un'altra scena pesante da accettare fu la fine del reggimento femminile, annientato dalla cavalleria Ma. I Ma erano un'altra etnia, di fede musulmana, se non ricordo male, nemica dei "nostri eroi"; in seguito molti si unirono alla Rivoluzione. Parecchie morirono combattendo, e furono le più fortunate. Quelle che vennero catturate subirono una sorte assai peggiore; molte morirono a causa delle sevizie che dovettero subire, molte altre furono vendute come schiave.

Uno dei miti che questo libro mi ha sfatato, e al quale avevo ingenuamente creduto, è che la lunga marcia fosse una genialata di Mao. Invece ho scoperto che non è così. All'inizio non ne era nemmeno al corrente, e ne prese la guida solo più tardi.

Tanto per sdrammatizzare un po', vi riporto un paio di fatti curiosi.

Non so da voi, ma dalle mie parti c'è un detto, parzialmente ironico: "comprarsele o farsele di legno"; ebbene, sembra che in tempi di penuria di materiali adatti, in qualche caso i nostri eroi siano stati costretti a prepararsi i proiettili proprio col legno.

Quasi per par condicio, accadde che le colonne in marcia fossero bersagliate con pietre lanciate dagli aerei nemici, presumibilmente per carenza di bombe. Quando si dice "tirarsi sassi"!

Conoscete Li De, Hua Fu, Karl Wagner e Otto Braun? Sono la stessa persona.

Trattasi di un agente del Comintern, quindi russo, anche se sembra fosse tedesco, o forse austriaco; nella Prima guerra mondiale aveva combattuto nell'esercito tedesco, o forse in quello austroungarico, non si sa bene; egli stesso era piuttosto confuso nel raccontare la propria storia.

Di certo si sa che morì nel 1974 a Berlino Est col nome di Otto Braun, e che era un donnaiolo, almeno così veniva descritto in certi ambienti cinesi. Non mi dilungherò più di tanto su quest'argomento, ma da quel che ne so, non molto, a dire il vero, potrebbe essere lo stereotipo di un personaggio da libro, o film, di avventure. In origine era stato inviato per sostenere i cosiddetti "bolscevichi", un gruppo di esponenti comunisti cinesi avversari di Mao, poi passò dalla parte di quest'ultimo, suppongo su indicazione dei suoi superiori; o forse si era accorto che fosse un cavallo migliore sul quale puntare.

Lascio a chi fosse interessato scoprire il resto.

Chiudo affermando che chiunque abbia partecipato a quella marcia e abbia dovuto affrontare tutto ciò, e molto altro, si possa a ben diritto definire "eroe". Soprattutto se pensiamo a ciò che in seguito, in piena pace e vittoria della rivoluzione, molti di loro hanno dovuto subire a causa di persone inqualificabili.

Forse anche Braun, a suo modo, si potrebbe definire eroe, nonostante, per quanto ne so, abbia avuto un destino assai migliore.

FINE

Siamo arrivati in fondo a questa lunga maratona, quindi vi ringrazio per la pazienza dimostrata giungendo fin qui.

Arrivederci alla prossima settimana con una nuova recensione.

                                                                                                                                 PROMOZIONE EDITORIALE

"LA DODICESIMA LUNA"

sesta puntata

"Calmatevi" disse loro Helmut. "Va tutto bene, è il capitano dell'Avvoltoio."

"Buonasera, padrone. Scusate, ma sapevo che avevate fretta di ricevere notizie dal mago, così non ho perso tempo a bussare" disse l'alto e secco individuo, quasi totalmente nascosto dall'incerata nera con cappuccio che grondava acqua. Attorno ai suoi piedi, calzati in alti stivali neri, si andava formando una pozza che Gerda non avrebbe gradito.

"Ebbene? Dove sono i messaggi?"

"Ecco qua, padrone" rispose il capitano, consegnandogli un cilindro di metallo.

"Siediti e mangia, Karl. Domattina ti darò le necessarie istruzioni, quindi tu e l'equipaggio potrete riposarvi fino al momento della partenza per la spedizione."

"Sta bene, padrone" rispose il lupo di mare. Si levò l'incerata, rivelando una consunta, e bisunta, spessa tunica di cuoio scuro, e si sedette al tavolo, dandosi alacremente da fare con denti e mandibole.

"Allora Gweeneen ha detto la verità" mormorò Helmut con gli occhi che scintillavano di cupidigia.

"A quanto pare sì" rispose Faric.

"Bisogna avvisare subito gli altri e partire per Deemoniyah al più presto" aggiunse Gloar.

Anche i nani sembravano in preda alla febbre dell'oro, come il mercante umano.

                                                                                                                                PROMOZIONE EDITORIALE

"Ci vorranno alcuni giorni prima che ci raggiungano. Nel frattempo, dovremo provvedere all'armamento di altre navi, in modo da poterli trasportare tutti."

"Siamo solo una ventina! Che ce ne facciamo di altre navi?" sbottò Faric Barbarossa.

"Appunto. E poi Kunhir ha già la sua. Quanto ad Elaine puoi star certo che verrà con lui, non si stacca mai dal suo braccio se non per combattere" rincarò Barbaditigre.

"Esatto. Fra il ragazzo umano e la mezzelfa c'è del tenero" ridacchiò Faric, dando di gomito a Gloar.

"Tutto vero, però dovete tener conto del fatto che molti dei nostri compagni, che al pari di noi sono diventati piuttosto ricchi e famosi, non si muovono più da soli. Ciascuno ha con sé un certo numero di seguaci, che tra l'altro ci saranno utili, statene certi, perciò ci occorrono altre navi. Senza contare che, se tutto va come previsto, avremo un grosso bottino da portarci dietro quando lasceremo Deemoniyah."

"Se lasceremo Deemoniyah" disse una voce alle loro spalle.

(continua)


Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore

                     La trama

Dall'immersione totale nell'umanità marginale degli slum e delle strade carioca, scaturisce un testo duro, ispirato alla figura concreta del matador di professione, assassino per vocazione e per investitura sociale. Eloy è il protagonista che sintetizza questa figura nella sua tragica missione fino all'inevitabile epilogo: pazzia o morte.
O la pazzia che alla morte conduce.
Nella sua truce e breve carriera di soldato d'élite temprato contro ogni tipo di corruzione e refrattario alla pietà, Eloy, cane da guerra , uccide decine di persone senza distinzione di età, sesso o estrazione sociale. Uccide in missione contro il narcotraffico; in privato, spogliato della sua mimetica nera impregnata di sangue, giustizia delinquenti di piccolo taglio, stupratori e spacciatori e per queste stragi egli è rispettato, innalzato al rango Padrone del Pezzo. Poi sensi di colpa e fantasmi più o meno reali lo risucchiano nel baratro, spinto nel precipizio dal rimorso e dal suicidio del suo mentore che lo accoglierà all'inferno: non si finisce mai di morire.
Il ritratto di una realtà tanto lontana quanto spietata. Dilemmi etici e morali, una fede , quella cattolica, che tenta di dare risposte che, forse, non possono esserci. 

                    La trama

Fabio, trentaquattro anni, è un uomo infelice e solo, tormentato dalla propria omosessualità che nasconde da quando aveva diciotto anni.

Gabriel, è un giovane estroverso e con una forte personalità, che guarda con fiducia al futuro pur avendo alle spalle un passato doloroso.

È il caso a farli incontrare. I due scoprono che le loro vite, così apparentemente diverse, hanno in realtà tanti punti in comune; ci sono ancora scelte da compiere e questioni rimaste irrisolte. I loro destini non sono segnati, ma dipendono dal coraggio e dalla forza che ognuno di loro porta nel proprio cuore.