"Il Magazine Letterario" la rubrica di Fausto Tomio

03.04.2023

"Il Mondo perduto" di Arthur Conan Doyle. Prima parte.

Benvenuti

Da questa settimana comincia la recensione di un romanzo molto noto, anche se solitamente il suo autore è più legato ad altri personaggi. Continua il mio racconto "La Dodicesima Luna"

"Il mondo perduto" di Arthur Conan Doyle. 

Sir Arthur Conan Doyle, nacque nel 1859 a Edimburgo, da genitori entrambi irlandesi, il che mi porta a credere che non sia un caso che il giornalista voce narrante de "Il mondo perduto", sia irlandese, pur vivendo e lavorando a Londra.

I suoi studi classici si svolsero presso i gesuiti, nel collegio di Stonyhurst, in Inghilterra. L'ultimo anno lo frequentò nel    collegio di Feldchirch, in Austria.

Nel 1876 iniziò gli studi di medicina all'Università di Edimburgo, dove incontrerà il chirurgo che, si dice, gli ispirò il suo più celebre personaggio: Sherlock Holmes. Interruppe spesso la frequentazione per lavorare, al fine di mantenersi gli studi; in effetti, nonostante la madre potesse contare antenati illustri e il padre fosse un disegnatore di grande talento, suppongo che la situazione familiare non fosse delle migliori, a causa della malattia del padre. Almeno questa è la spiegazione che mi sono dato.

Nel 1879 pubblicò per la prima volta un suo racconto su un giornale, ma nei cinque anni successivi si vide respingere molti manoscritti.

Nel 1880 si imbarcò come ufficiale medico su una nave diretta verso l'Artico.

Nel 1881, completati gli studi di medicina, si imbarcherà nuovamente, questa volta diretto verso l'Africa.

In seguito, a Plymouth prima, e poi a Portsmouth, si dedicò alla professione di medico ma, si dice, con scarso successo; quantomeno economico.

Nel 1885 si sposa. Dal matrimonio nasceranno due figli.

Nel 1887 viene pubblicato da un giornale il primo racconto dove appaiono i personaggi di Sherlock Holmes e del dottor Watson.

Saltando le sue vicissitudini professionali di medico, arriviamo al 1891, anno in cui comincia il vero successo del suo celeberrimo investigatore.

...continua

Link utili:

https://www.arthurconandoyle.com/


"LA DODICESIMA LUNA" sedicesima puntata

Rimuginando su questo, picchiava poderosi pugni sul bordo del parapetto del cassero.

Elaine, accanto a lui, disse: "Calmati, non potevamo fare di più."

"Certo che potevamo!" sbottò lui. "Potevamo tendergli un agguato e colarli a picco, potevamo!"

La sua compagna sbuffò. "Sempre il solito."

"Certo, perché dovrei cambiare? L'attacco è la miglior difesa. Una nave come questa, con un equipaggio agguerrito come il nostro, se ne può ridere di qualunque avversario."

"Non possiamo sapere quanti ci seguono, potrebbero essere troppi."

Kunhir ringhiò. "Sì, potrebbero."

"Allora atteniamoci al piano stabilito. Cercheremo di seminarli, portandoli su una falsa rotta. Gli faremo credere che ci stiamo dirigendo verso un qualche porto ad occidente, invece, al calar del buio cambieremo direzione."

"Sempre che abbocchino, cosa della quale non sono del tutto sicuro."

"Niente è sicuro" rispose filosoficamente Elaine.

La navigazione procedette tranquilla per tutto il giorno, senza che venissero avvistate altre vele. Il mare si mantenne piuttosto mosso, ed il vento sostenuto. Verso sera cominciarono ad apparire i primi segni di una tempesta. Il buio calò presto, le onde cominciarono a farsi più alte e minacciose e il vento rinforzò sensibilmente.

Usando delle bandiere colorate, negli ultimi attimi di luce, Helmut segnalò che era giunto il momento di cambiare rotta. A lumi spenti, onde non farsi scoprire da eventuali inseguitori, ciascuna delle navi doveva raggiungere la punta settentrionale di Arcipelago Desolato per conto proprio. Lì si sarebbero riuniti ed avrebbero raggiunto Covo degli Scheletri per rifornirsi, ed infine sarebbero partiti alla volta della loro meta.

Kunhir emise un profondo sospiro di soddisfazione, finalmente poteva agire liberamente, senza la palla al piede delle due navi da carico. A rischio di far spezzare gli alberi, ordinò di aumentare la velatura. Con un sottofondo di scricchiolii sinistri, la Elaine balzò in avanti di scatto, prendendo rapidamente velocità e distanziando ben presto le sue compagne.

Dopo un certo tempo ordinò di ridurre le vele. Ormai aveva ottenuto il suo scopo: allontanarsi dalle altre navi, onde evitare qualche accidentale collisione, sempre possibile visto il buio e l'assenza dei fanali.

Poiché il mare rinforzava sempre, i due decisero di legarsi al parapetto, per non rischiare di essere trascinati fuori bordo da qualche ondata particolarmente alta e violenta.

Tutti gli uomini non necessari alle manovre erano stati fatti scendere sottocoperta, ma il giovane guerriero aveva voluto rimanere al suo posto, sia per dimostrare ai suoi marinai che non era tipo da starsene al sicuro mentre loro rischiavano la vita, sia per controllare coi propri occhi che non ci fossero nemici in vista. Se li avesse avvistati prima che loro vedessero la Elaine avrebbe potuto organizzare tempestivamente la difesa, guadagnando un utile vantaggio.

Kunhir preferiva le soluzioni di forza generalmente, ma si augurava di riuscire a seminare gli avversari, evitando così un combattimento inutile e dispendioso. Era sicuro di poter affondare qualsiasi nemico, ma ciò avrebbe richiesto perdita tempo, di uomini, e probabili danni alla nave senza ottenere alcun guadagno. Il suo obbiettivo era un altro, la posta in gioco era troppo alta perché potesse permettersi di sprecare le sue risorse colando a picco qualche lercio e pulcioso pirata. Per questo gli sfuggì un'imprecazione quando, verso l'alba, alla luce di un lampo, vide uno snello veliero pieno di uomini armati.

...continua

A cura di Fausto Tomio scrittore
A cura di Fausto Tomio scrittore