Emilio Salgari

22.01.2023

In questo nuovo numero del magazine parte un articolo in tre puntate dedicate al mio primo mito fra gli scrittori, e continua "La dodicesima luna".

Concordo con chi dice che non bisognerebbe mai fare programmi, visto che di solito non si rispettano, per un motivo o per un altro.

Infatti, nelle mie intenzioni, in questo numero del magazine avrei dovuto fare la recensione di un libro che raccoglie moltissimi racconti di autori vari, tra i quali anch'io, con uno dei miei, ma ho sentito l'esigenza, invece, di scrivere questo articolo, atipico, rispetto al solito.

Chi segue la rubrica sa che di solito scelgo un libro, di qualche genere, riferisco qualcosa dell'Autore e poi racconto le mie impressioni sull'opera. Questa volta non sarà così: questa volta vi voglio parlare di un Autore per me importantissimo, anche se poco e male considerato da qualcuno.

Emilio Salgari

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari, nato a Verona il 21 agosto 1862, da madre veneziana e padre veronese, morto a Torino il 25 Aprile 1911, è in assoluto l'Autore che più ho seguito, ammirato e amato.

Intendiamoci: non sono un suo imitatore e neppure un suo "allievo"; che si tratti di un pregio o di un difetto, io ho una personalità troppo spiccata per prendere lezioni di scrittura da chicchessia: le mie storie sono totalmente mie, i miei personaggi sono totalmente miei, e pure lo stile è totalmente mio. Ciò non toglie che, in una ideale classifica, per me abbia il primo posto.

Il mio incontro con le sue opere avvenne grazie alle produzioni Rai di Sergio Sollima: lo sceneggiato TV in sei puntate, dedicato al personaggio di Sandokan, e il film "Il Corsaro Nero".

In entrambi i casi, l'attore protagonista era il mitico Kabir Bedi, quello che nel mio immaginario è il vero interprete di quei personaggi.

A quei tempi, 1976, ero un ragazzino, credo stessi finendo le scuole elementari. Uno dei "tre amigos", cioè io e due miei compagni di classe, cominciò a prestarmi qualche libro di Salgari, e poi iniziò a comprarli mia madre, visto che piacevano anche a lei.

Imparai così a conoscere meglio quello che era già diventato il mio Autore preferito.

Nonostante la giovane età, potevo vantare la lettura di decine di Autori e libri, in genere letteratura per ragazzi; da quattro anni avevo deciso che da grande avrei fatto lo scrittore, e già lo stavo facendo, in effetti, visto che ad ogni tema libero scrivevo un racconto. E subito imparai che "insegnante", non è sempre un termine veritiero, fatto che mi venne confermato anche anni più tardi.

Cosa voglio dire? Che la conoscenza che certi sedicenti "insegnanti" avevano di Salgari era praticamente nulla. Nessuno può conoscere tutto lo scibile umano, ma se hai un minimo di cervello, non cerchi di inculcarmi qualcosa che tu per primo non conosci per niente! Questo valeva per il mio maestro delle elementari, come per il mio prof di lettere del biennio alle superiori.

Il primo mi disse che in realtà Salgari non valeva niente, visto che tutto ciò che descriveva lo aveva imparato dai libri, e non dai viaggi come avevano fatto altri scrittori, di solito anglosassoni, suoi più o meno contemporanei.

                                                                                                                               PROMOZIONE EDITORIALE

"LA DODICESIMA LUNA" settima puntata

Un tipo magro e biondo, dall'aspetto quasi femmineo, vestito di nero, era apparso alle loro spalle.

"Wilfred! Come sei entrato?" chiese Helmut, sorpreso.

Il nuovo venuto fece un vago gesto con la mano. "Helmut, amico mio... tu mi offendi. Ti sembra una domanda da fare a me?"

"Già, hai ragione. In fondo è la tua specialità."

"Oltre a qualche altra" rispose con un mezzo sorriso. "Quindi Helwin, Balor e Fillin, hanno trovato il posto?"

"Sì, tutto come aveva predetto Gweeneen" confermò il mercante.

"Quello spiritello è notevole" commentò, acido, Wilfred.

"Non farti sentire da lei, potrebbe decidere di vendicarsi" lo avvisò il mercante.

"Oh, andiamo! Non è poi così potente, visto che ha bisogno di noi."

"Io ci starei attento lo stesso" insistette il mercante.

Il giorno successivo, sul presto, Helmut si mise in moto, accompagnato dai nani, da Wilfred e dal macilento, ma poco rassicurante, capitano dell'Avvoltoio. A dir la verità, il suo volto affilato e lo sguardo rapace lo facevano assomigliare più ad un pirata che non ad un onesto lupo di mare.

                                                                                                                                PROMOZIONE EDITORIALE

Annyport si trovava sulla costa settentrionale di Nhyamein, ed era uno dei non molti insediamenti umani di quell'esteso continente. Si trovava quasi in linea con Covo degli Scheletri. A circa metà strada fra le due città vi era Arcipelago Desolato, una piccola città posta su un'isola non molto grande che, insieme ad una manciata di isolotti quasi disabitati, costituiva l'arcipelago dal quale prendeva il nome la cittadina.

Il mercante si diede molto da fare per trovare le navi e gli equipaggi che gli necessitavano; perciò, percorse incessantemente la città da una parte all'altra, apparentemente disinteressandosi di ogni altra cosa, ma non così i suoi compagni, soprattutto Wilfred, che non avevano mai smesso di guardarsi intorno.

Quando ritornarono alla locanda per pranzare, Wilfred disse: "La nostra attività suscita molto interesse, pare."

"Sì", rispose Helmut, alzando le spalle ed addentando un appetitoso cosciotto di montone. "Mi sono accorto che ci hanno seguiti tutto il tempo" continuò, masticando e colando sugo dalla bocca. "Ma c'è chi ci guarda le spalle."

Karl sorrise sinistramente. "E se ci seguiranno in mare, li affonderemo."

(continua)


Fausto Tomio scrittore
Fausto Tomio scrittore

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