Battiti Letterari la rubrica della scrittrice Carlotta Servidei

26.04.2023

"Seta" di Alessandro Baricco 

L'amore… esiste qualcosa di più grande? L'amore cos'è? Tante risposte per una sola domanda. Vediamo cosa ne dicono gli autori


Ho scoperto Alessandro Baricco con "Oceano mare" ed è stato subito amore. Un talento come il suo, ti arriva dritto nelle viscere. È qualcosa che non si scrolla più. 

Baricco, tra le sue migliori qualità, annovera quella di creare situazioni, ambienti, ed emozioni con pochissime parole. "Seta" è un romanzo di sole cento pagine con dentro una storia così potente che sembra un gigante rannicchiato in una scatola.

Il racconto 

Ma iniziamo dal principio. Siamo nel 1861, a Lavilledieu, in Francia. Il nostro protagonista si chiama Hervé Joncour e il suo mestiere è comprare e vendere bachi da seta. 

Baricco ci spiega come i bachi da seta si possano trasformare in una fonte di grande ricchezza. Joncour ha una moglie ma non dei figli, non si aspetta nulla dalla vita. "Era uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla.

Venti anni prima, era stato un uomo fuori dalle righe di nome Baldabiou a dare lavoro a Joncour. Il ragazzo era andato in Africa per prendere le uova che in Europa erano state compromesse dalla pebrina. Ma poi l'epidemia si era diffusa oltre il mare, raggiungendo l'Africa e l'India. Così Baldabiou chiede a Joncour di arrivare fino alla fine del mondo. Lì, i bachi da seta non sono contaminati da nessuna malattia.

Joncour saluta a malincuore l'amata moglie e si avventura in un viaggio interminabile attraversando tutta l'Europa per raggiungere un luogo che si trova dall'altra parte del mondo, il Giappone. 

Il viaggio è lungo e pericoloso, i bachicultori di Lavilledieu, convinti da Baldabiou, si sono uniti in consorzio per sovvenzionarlo, e Joncour è partito all'avventura con il rischio di essere arrestato perché in Giappone se porti le uova fuori dall'isola, commetti un crimine. 

Joncour raggiunge la città di Shirakawa e da lì, bendato, viene portato in un villaggio sulle colline. Lo scambio avviene ma qualcosa non va bene. 

Hara Kei, "il padrone di tutto ciò che il mondo riusciva a portare via da quell'isola" lo trattiene e ha un incontro con lui davanti a due tazze di tè. Durante questo accordo commerciale, avviene qualcosa di speciale. Con loro c'è una ragazzina, distesa come un prezioso animale addormentato. 

La ragazzina apre gli occhi e non li stacca più da Joncour. Gli occhi della ragazzina non hanno un taglio orientale. La violenza del suo sguardo gli sembra che debba rendere memorabile tutto ciò che racconta.

Joncour parla di sé come mai ha fatto prima mentre la ragazzina gira la tazza per trovare il punto preciso dove ha bevuto lui e, esattamente lì, poggia le sue labbra. Joncour ripete il gesto della ragazza e beve dove ha bevuto lei. 

Questo gesto così innocuo ci cattura e trasmette un senso di intimità tra due estranei che non si conoscevano e all'improvviso sono legati. Joncour torna a casa e le uova di baco lo rendono molto ricco.

Compra un terreno e una casa da sogno per la moglie che vede realizzato il suo desiderio di avere un giardino di gigli. Ma è legato da un filo di seta, leggerissimo, invisibile che arriva dall'altra parte del mondo a una ragazzina che non ha un taglio di occhi orientale. 

Joncour torna in Giappone e questa volta, viene trattato come uno del villaggio, non è più uno straniero. Durante il rito del bagno, Joncour "Sentì la leggerezza di un velo di seta che scendeva su di lui". È la ragazza, che lo accarezza lentamente e gli lascia nelle mani un foglietto. 

Joncour lo custodisce e, tornato a casa, lo fa tradurre da una donna giapponese. "Tornate, o morirò". Tre parole, una dichiarazione d'amore. Joncour tornerà dalla ragazza della quale si è infatuato. 

Ogni volta però torna anche dalla moglie che non smette di amare. Con lei trascorre le vacanze a Nizza e costruisce il parco della loro casa. Le dice che la amerà per sempre e così sarà. Il finale è una sorpresa per il lettore. 

Joncour non può più tornare in Giappone, la guerra ha raso al suolo il villaggio, non c'è più nulla. La ragazza che ha conquistato i suoi pensieri e i suoi sogni e della quale non ha mai sentito la voce, è persa.

"È uno strano dolore. Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai" spiega Jancour a Baldabiou quando torna a Lavilledieu. 

Helene, la moglie di Jancour muore per una febbre cerebrale. Jancour rimane solo e scopre la verità sulla moglie. La donna che l'ha sempre aspettato senza lamentarsi né piangere mai lo amava in un modo profondissimo. 

Helene aveva vissuto tutta la sua vita desiderando di essere la donna di cui il marito era invaghito. Voleva essere il sogno di Jancour ma era stata la sua realtà. Il suo vero amore. Jancour si rifugia nelle sue abitudini per difendersi dall'infelicità di vivere senza la moglie. 

Così la storia d'amore inseguita e mai vissuta diventa pallida e inconsistente di fronte all'amore vissuto con Helene. Questo piccolo romanzo è come una poesia, frasi brevi con una loro musica intrinseca. Va letto piano, va assaporato. La scrittura di Baricco è leggera come la seta ma sa farsi pesante di contenuti. Che incanto questa storia a metà tra il sogno e la realtà come solo l'amore può essere.